Aun sigo vivo...

Publié le par G. & Anto


Questo post dovrebbe essere scritto in portoghese ma per quanto mi applichi (otto giorni Brasile sono pochi), ancora non posso farlo. E' gia tanto se riesco a farmi capire e a capirli quando parlano con quel linguaggio pieno di "sc" "ci" e "gi" da farlo sembrare molto simile al campidanese. In molte conversazioni mi sembra di sentire mia madre e mia nonna che discutono.
Ad ogni modo, per me che non ho mai studiato portoghese è un gran successo e a dire il vero da domani si sperimenterà del tutto la mia caparbietà perchè fino a questo momento sono stato accompagnato da Paolo, amico semiottico che fa un dottorato qui e che parla molto bene portoghese. Ma domani non ci sarà più lui a chiedere all'autista dell'autobus la giusta direzione. Stanotte infatti lascio San Paolo e mi dirigo a Rio de Janeiro, poi dovrei salire fino a Salvador de Bhaia, poi Brasilia, Manaus e un po di Amazonia prima di rientrare in Venezuela. In effetti i piani erano altri ma si sà come vanno i viaggi quando si incontrano gli amici...ad ogni modo vi racconterò...e poi il viaggio è quasi alla fine, purtroppo!

Giusto per farvi un breve riassunto, se ancora qualcuno è interessato a leggere un blog molto poco aggiornato e con grandi problemi per quanto riguarda la parte fotografica, vi dico che da Ushuaia mi son diretto a Rio Gallegos, dove un taxista di origini sarde mi ha portato all'aeroporto e da li ho preso un volo che partiva alle 2 di mattina con destinazione Buenos Aires.

A Buenos Aires, ospite di ragazzi conosciuti in Bolivia, mi son fermato più di una settimana per cercare di conoscere una città incredibilmente dinamica e piena di vita e contrasti come ogni altra città sud americana.

L'argentino medio ha molto dell'italiano. Scherzando, questi due ragazzi mi dicevano che l'Argentino ha preso le abitudini dell'italiano più incivile e "burino". In effetti, a guardare i cartelli presenti in ogni angolo della strada che ricordano l'entrata in vigore della patente a punti o l'uso obbligatorio del casco, al fianco di persone che spudoratamente infrangevano le regole di fronte a poliziotti intenti a fare altro, ho pensato spesso all'Italia di qualche anno fa. Per non parlare del loro modo molto italiano di "levantare" le ragazze o la maniera cadenzata di parlare che li rende molto simili agli italiani. In qualsiasi altro paese dell'America latina la gente mi scambiava per Argentino ma in Argentina ero semplicemente un "tano" la maniera graziosa che hanno per riferirsi agli italiani. 

Buenos Aires è una bella città. Sicuramente difficile da definire dopo una settimana di soggiorno, ma per il poco che ho girato e ho visto mi son fatto un'idea.  La mia idea è quella di una città caotica, con quartieri residenziali con edifici in stile parigino al fianco di un vecchio centro storico dove ragazzi distribuiscono volantini con donne nude pronte ad offrire esperienze forti. Un porto canale ristrutturato e diventato un quartiere di lusso. Il quartiere boemio di San Telmo con i turisti che vorrebbero imparare a ballare tango affianco al quartiere del Boca, dove il numero di case dalle pareti colorate aumenta in quanto ne hanno capito il potenziale turistico. Ma al di la del "caminito" con le sue case colorate e la "Bombonera" (lo stadio del Boca), la gente non si spinge perchè il Boca è un quartiere poverissimo e si rischia di farsi derubare. Buenos Aires è una città che vive la notte nei quartieri di Palermo e Abasto senza rendersi conto della famiglia che alle 4 del mattino cerca da mangiare nella spazzatura. O magari li vede ma ci passa oltre e non ci pensa. Buenos Aires, con il suo tango e le milongas, con il sosia di maradona e le foto di Che Guevara è un attrattivo turistico che copre con un velo le verità più difficili da digerire. A Buenos Aires le Madri di piazza di maggio continuano a sfilare da piu di trentanni ogni giovedi sera rivendicando giustizia per i loro figli scomparsi. Alle 4 del pomeriggio nella piazza fa un caldo infernale e un paio di bambini, probabilmente venuti dalla Villa 31, la favela che sorge a due passi dal centro dei palazzoni delle multinazionali, si fanno il bagno nella fontana proprio di fronte alla Casa Rosada perchè quello è l'unica piscina che conoscono e che si possono permettere. Poco piu tardi, verso le 7 di sera quando chiudono gli uffici, è probabile che gli stessi ragazzi si uniscano all'esercito di cartoneros che si incammina nelle deserte strade del centro, all'ombra dei grattacieli, per aprire le buste di immondizia e tirarne fuori qualsiasi tipo di carta che possano reciclare. Ovviamente i più ricercati sono i fogli bianchi della stampante ma, basta che sia carta, qualsiasi pezzo ha il suo prezzo e in una sera si possono mettere da parte 15 pesos che è l'equivalente di un bicchiere di birra bevuto in un locale alla moda di Palermo Soho. Iniziato con la crisi del 2002, il mestiere del cartoneros continua a proliferare tra i nulla tenenti. 

Questa è una delle altre facce di Buenos Aires. Per conoscerla bisogna lasciare i quartieri alla moda e semplicemente andare a percorrere la Calle San Martin che da Plaza de Mayo porta alla stazione di Retiro. Bisogna stare attenti a non schiacciare i barboni che dormono al riparo di saracinesche e prendere un treno che porta i pendolari, stanchi morti come in qualsiasi altra parte del mondo, nelle loro zone residenziali lontano dei centri turistici per eccellenza. Questa è la Buenos Aires più autentica, quella di tutti i giorni le cui immagini non son degne di entrare nelle cartoline. A fare turismo ci pensa Maradona e Che Guevara, il Tango di Gardel e le finte e colorate pareti del Boca...
Anche in questo sembra che gli argentini abbiano preso molto dallo stile italiano.



 
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